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LONDRA SERA
NUMERO 38, 27-3 sett/ott 2010 
 

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Imago Art Gallery presenta al grande pubblico inglese ed internazionale una retrospettiva dei lavori di Bob Krieger, uno dei più importanti e conosciuti fotografi italiani. Il percorso artistico di Krieger si riassume in una sigla, o per meglio dire una ‘chiave’: KRGR. In una carriera che ormai abbraccia più di quarant'anni, Krieger ha costruito il suo nome attraverso i suoi celebri scatti di moda per i maggiori stilisti del paese, tra cui Giorgio Armani, Versace, Dolce & Gabbana e Valentino; ha anche catturato i volti di personaggi famosi come Bill Gates e Gianni Agnelli. Negli anni 1990 Krieger si è progressivamente allontanato dalla fotografia commerciale al fine di perseguire il suo desiderio di sondare l’espressività del corpo umano attraverso la lente della sua fotocamera. Questo progetto ha portato alla pubblicazione di due volumi interamente dedicati ad immagini corporee ed estremamente sensuali: Metamorfosi nel 1990 e Anima Nuda nel 1998. Alcuni esempi di questi due cicli di lavori sono esposti in questa mostra. Nella sua ultima stagione artistica, Krieger ha portato la sua espressione creativa ad un livello senza precedenti di eleganza e raffinatezza, sperimentando non solo attraverso il suo ‘subject matter’, ma anche attraverso il mezzo materico stesso. Le fotografie, stampate su tela e successivamente rielaborate con aggiunte di resine, vernici ed inserti d'oro, trasformano lo scatto iniziale in un’opera altamente evocativa, un pezzo unico ed irripetibile.

"Questo nuovo momento artistico testimonia più di una semplice metamorfosi nel mio lavoro; ho infatti donato un’anima alle mie fotografie", afferma Krieger. "È come un fuoco che mi è divampato dentro, o come un colpo al mio stesso cuore. Io uso la lussuria, il dolore, la gioia sia del mio passato sia del presente, per creare una sensualità palpabile nella mia arte". Le visioni che Krieger ritrae sono capaci di esprimere sin da subito la durezza, il potere, la tristezza così come evocare passione ed intimità. Prendiamo ad esempio il suo ciclo di bocche: esse simboleggiano desiderio, riccchezza, e tuttavia anche un dolore recondito che viene dalla nostra intima comprensione dell'impatto di una voce, e il potenziale distruttivo insito nelle parole che queste ultime sono in grado di pronunziare. I corpi sono forti, elastici, ed al contempo inquietanti. Queste immagini non sono semplici interpretazioni di un'estetica mondana, essi incarnano piuttosto una profondità di sentimento che apre nell’osservatore profondi spazi di riflessione: Bob Krieger focalizza il suo lavoro in espressione e comunicazione, ed il risultato è una vera e propria empatia per l'anima umana, che qui emana con vigorosa potenza da ciascuna delle sue opere.

La forza motrice che ha guidato l’espressione creativa di Krieger è sempre stata la sua curiosità per la vita, il suo desiderio di penetrare oltre la superficie e questo si riflette nelle sue fotografie, che sembrano così spesso catturare lo spirito della persona, tanto quanto i tratti del suo volto. “La mia passione per la ritrattistica deriva da un forte desiderio. Una fame di curiosità. Tutta la mia infanzia è stata caratterizzata da questo appetito non sempre discreto. Quanto è meraviglioso, pensavo, ascoltare i fatti personali, i bisbigli sussurrati, i segreti più intimi e aggiungere al tutto i colori della mia fantasia”. La sua stessa storia è insolita. Krieger è nato ad Alessandria d’Egitto, da madre siciliana che parlava solo francese e da padre prussiano che parlava solo inglese. Spesso ha scherzato, in tono ironico e malinconico, dicendo che i due si sono innamorati perdutamente non capendosi l’un l’altro, e che proprio quando hanno cominciato a comprendersi si sono separati. Ha imparato così che “l’amore ha la necessità del mistero”. La curiosità di Krieger era alimentata dall’atmosfera bohémienne proveniente dal suo stesso ambiente famigliare, sempre animata da un insieme di altri espatriati provenienti da tutte le parti del mondo, di ogni religione e di ogni orientamento politico. Krieger è stato principalmente educato da insegnanti privati ed è stato incoraggiato da sua madre ad intraprendere una carriera universitaria piuttosto che artistica. Bob scherza sul fatto che l’idea di diventare un fotografo l’avesse fatta piangere. L’ambizione era già presente tutto il tempo. E furono proprio le sorelle di suo padre, o come lui ama definirle “le sue migliori amiche”, Nelly e Mireille, che durante un weekend di Krieger a Dusseldorf nel 1950, posarono per lui e divennero le sue prime modelle. Dopo aver lasciato l’Egitto nel 1958, Krieger passò un po’ di tempo in Sud Africa, prima di intraprendere la sua carriera da fotografo di moda in Italia. Trascorse gli ‘Swinging Sixties’ prevalentemente a Milano, mentre durante gli Anni Settanta fu spesso su navi da crociera di lusso nel Mediterraneo, intrattenendosi con stars e reali europei.

Progressivamente Bob Krieger ha sviluppato il suo stile fotografico, producendo ritratti e scatti di moda, che erano allo stesso tempo scherzosi, maliziosi e seri. Egli mostrava una comprensione ed una vera empatia con il suo soggetto. Nei volti che ha ritratto, egli rivela l’entusiasmo del modello, la sua sensualità, virilità, ma anche la tristezza o il dolore. Probabilmente questo non deriva da un occhio acuto, perspicace, ma da un’altra delle sue qualità, quella di essere un buon ascoltatore. “Ho usato la fotografia per soddisfare la mia irrefrenabile curiosità. Sono un uomo curioso e lo ammetto. Fin da piccolo ascoltavo e osservavo”. Krieger ritiene che l’ascolto sia una capacità che viene spesso ignorata e sottovalutata. “Di solito l’ascoltatore è impaziente e desideroso di saltar su e raccontare la sua storia”. Ma per essere un bravo artista non si può solo guardare, bisogna anche ascoltare. Come tutte le persone affermate, Bob Krieger ha avuto la sua buona dose di ansie e insicurezze. Riconosciuto presto per il suo talento, si ritrovò a lavorare con le più grandi personalità in un mondo frenetico, critico e intransigente. “C’è stato un momento in cui non capivo fino in fondo se fossero belle le mie foto, o se fossero semplicemente molto bravi gli stilisti, cosa che si traduceva in un’insistente e cronica nausea per gli abiti. Così decisi di iniziare una nuova avventura e di scoprire il nudo, con la complicità di Carlo Bo, che spesso mi diceva: La nudità è un segno di Dio, mentre i vestiti coprono soltanto le nostre vergogne”. E fu così che, alla fine degli Anni Ottanta e durante i primi Anni Novanta, Krieger si allontanò progressivamente dalla fotografia commerciale per concentrarsi sulla bellezza della nudità del corpo umano.

L’ultima innovazione artistica di Bob Krieger lo vede rielaborare queste immagini unitamente a di studi di nudo, decorando ogni immagine con pittura, metallo prezioso, spray, resine al fine di trasformare ciascun scatto originale in un lavoro unico. L’artista stesso descrive questo processo come se stesse rendendo visibili e fisiche le emozioni, in una ricerca nel subconscio dove colori differenti corrispondono a differenti stati d’animo. Prendiamo per esempio la sua rappresentazione di bocche di uomini: esse simboleggiano un profondo desiderio, ma anche un dolore che deriva dalla nostra percezione dell’impatto di una voce, e del potenziale effetto tanto distruttivo quanto benefico delle parole. I corpi sembrano essere vigorosi, elastici, e a volte inquietanti. Queste immagini vanno oltre un’estetica mondana, esse impersonano una profondità di sentimenti: Bob Krieger si preoccupa dell’espressione e della comunicazione, e una reale empatia con l’animo umano è emanata dai suoi lavori.

 

 

 

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